L’innovazione sociale protagonista nei progetti wudSIE per la Giornata Mondiale dell’Usabilità 2021.
Nell’ambito delle iniziative in sviluppo da parte del wudSIE 2021 per l’11 novembre, Giornata Mondiale dell’Usabilità, quale ruolo occupa l’innovazione sociale? Lo scopriamo in una doppia intervista con Antonella Frisiello e Alessio Abdolahian.
Antonella Frisiello
Psicologa, specializzata in Ergonomia e Fattori Umani, lavora nel campo della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Nella pratica, una psicologa a vocazione progettuale, la cui attività è volta a contribuire a obiettivi di salute e benessere anche psicologico attraverso la progettazione di servizi digitali. Insegna Ergonomia Cognitiva e User Experience in diverse università italiane, tra cui il Politecnico di Torino. È membro della SIE, Società Italiana di Ergonomia e Fattori umani dal 2005.
Alessio Abdolahian
Designer e co-founder di Skyrunner. Collabora con il corso di Laurea in Design dell’Università di San Marino come docente di Tecnologia dei Materiali e affianca il gruppo di ricerca Design di Comunità che si occupa di design strategico per l’innovazione sociale.
Antonella, cosa intendiamo per innovazione sociale?
Antonella: La social innovation o innovazione sociale è un paradigma che recentemente sta vivendo un momento di grande attenzione ed espansione. Riguarda in particolare l’impatto e la responsabilità che l’innovazione, inclusa quella tecnologica, può apportare a livello sociale, sulla vita delle persone e delle comunità.
E parlando di WUD, World Usabilità Day, ovvero Giornata Mondiale dell’Usabilità, che relazione esiste tra usabilità e innovazione sociale?
Antonella: Il WUD nasce nel 2005 per un obiettivo di tipo sociale: per aggregare e guidare ricercatori, sviluppatori, ricerca e industria, nello sviluppo di una cultura dell’innovazione centrata sulle persone (Human-Centred) per progettate intenzionalmente tecnologie capaci di creare un impatto positivo sulla vita delle persone.
Ogni anno il WUD parte da uno stimolo che viene proposto alla comunità internazionale che risponde volontariamente organizzando eventi nel mondo. La sfida di quest’anno è “design of our online world”, progettiamo la nostra vita online.
Questa sfida ci chiede di riflettere su modalità ed effetti delle attività che svolgiamo online, per poter generare un impatto più consapevole sulle vite di tutti. A partire da questo spunto, un gruppo di ergonomi della SIE ha deciso di focalizzare lo specifico ambito delle cure domiciliari, un tema particolarmente cruciale segnato dall’esperienza della pandemia e della post-pandemia in cui tutti siamo coinvolti.
E quali impatti possiamo attenderci dai gruppi di lavoro attivati nel wudSIE sulle cure domiciliari?
Antonella: Il wudSIE è stato da subito un’occasione per approfondire e condividere conoscenza e strumenti di lavoro. Come SIE abbiamo deciso di accogliere la proposta di alcuni colleghi di avviare un progetto di ricerca per giungere a rispondere alla sfida. Ci aspettiamo quindi diversi risultati e impatti, legate alle attività di ricerca che proprio in queste settimane sono nel vivo.
Per assumere una prospettiva di lungo raggio abbiamo deciso di applicare il Metodo dello Strategic Foresight, un processo collaborativo di esplorazione e generazione di possibili scenari futuri. Questa ricerca vuole contribuire a gettare i semi di una cultura orientata a una prospettiva di lungo periodo in cui diversi fattori interagiscono: tecnologia, politica, economia, ambiente e società, appunto. L’auspicio è quello di poter contribuire all’innovazione dei processi di analisi e decisione che prendono corpo a vario livello nelle organizzazioni e nelle comunità.
Un’innovazione ulteriore riguarda inoltre il metodo stesso: questo team di ricerca fortemente multidisciplinare sta sperimentando un’ibridazione metodologica tra Strategic Foresight e Human Centered Design che vorremmo poi mettere a punto e rilasciare come ulteriore risultato.
Parlando di cure domiciliari, abbiamo davanti un tema delicato, che tocca le nostre vite quotidiane…
Alessio: Il progetto di ricerca ha una profonda relazione con il contesto che viviamo, per questo è stato importante mettere insieme un gruppo di persone che applicano metodologie diverse con l’obiettivo di ibridare più possibile grazie alla forte interdisciplinarietà che ci caratterizza.
Antonella ha già citato l’impatto più in generale dell’innovazione sociale sulla comunità, sarà importante pensare alla realtà locale in cui ogni comunità si inserisce, valutando le caratteristiche materiali e immateriali di ogni territorio. Gli scenari relativi agli aspetti sanitari dovranno quindi considerare l’interazione persona-persona e persona-contesto a tutti i livelli di impatto.
Parliamo ora della metodologia. Abbiamo parlato di sperimentazione e ibridazione… cosa intendiamo esattamente?
Antonella: Contrariamente a quanto si possa pensare, la progettazione centrata sulla persona è un metodo data-driven, come lo Strategic Foresight. Tuttavia, diverge per la tipologia di formato e per le fonti dei dati.
Lo Human Centred Design sfrutta metodi della ricerca psicosociale per documentare la variabilità degli individui, nelle caratteristiche fisiche, psicologiche, delle loro esperienze e competenze. Questo approccio tiene in considerazione e lavora anche sugli aspetti soggettivi, per giungere a soluzioni più inclusive possibile.
Coi ricercatori e gli esperti che volontariamente hanno deciso di prender parte al progetto di ricerca del WUDSIE, stiamo sperimentando l’integrazione di alcuni strumenti Human Centered con Metodo Foresight per valutarne l’efficacia nel contribuire a generare scenari più accurati o più informati.
Come sono composti i gruppi di lavoro? Alessio, hai parlato prima di gruppo multidisciplinare…
Alessio: Nell’ambito del WUDsie esistono in realtà diversi gruppi di lavoro, tutti focalizzati sul tema delle cure domiciliari come risposta al tema lanciato a livello internazionale “design of our online world”.
Antonella ed io facciamo parte del gruppo che lavora sulle metodologie, e infatti il nostro gruppo è un vero e proprio laboratorio nel quale osserviamo, mappiamo e raccogliamo dati utili a ibridare lo Strategic Foresight con lo Human Centered Design.
Nel nostro gruppo lavorano profili diversi, tra i quali ergonomi, psicologi e designer, abbiamo così integrato competenze diverse e sempre al servizio della persona.
Ad esempio, il mio profilo è quello di un designer di formazione, che si è poi dedicato in parte alla ricerca nel mondo del social design.
Chi potrà beneficiare di questa ricerca focalizzata sulle cure domiciliari?
Antonella: Tutto quello che deriverà in termini di processo e risultati dalla ricerca del wudSIE sarà messo a beneficio di tutti gli attori coinvolti. Tutto il processo legato alla ricerca e i risultati sanno presentati durante l’evento, l’11 novembre, Giornata Mondiale dell’Usabilità.
Noi speriamo che da questa occasione possano generarsi nuove progettualità con l’attiva partecipazione di diversi soggetti, per allargare il network SIE.
Antonella, da cosa nasce questo tuo interesse per l’innovazione sociale?
Antonella: Sono una psicologa e lavoro nell’ambito digitale, dove coniugo saperi e pratiche diverse, sempre lavorando sulla relazione: con le persone e con le tecnologie. Oggi chi progetta sistemi complessi, incluso nel campo digitale, non può prescindere dal considerare le persone come parte di tali sistemi. Con questo focus cerco di contribuire a progettare innovazioni future in grado di proteggere e generare benessere per le persone e i contesti in cui approderanno.
E per te, Alessio?
Alessio: Nel mio percorso di formazione ho sempre immaginato di progettare per qualcuno e ancora oggi è così, devo recuperare molte informazioni sulle persone, capire i suoi interessi e le sue difficoltà per poter progettare. Negli anni ho sviluppato una certa sensibilità per i progetti dall’alto impatto sociale, che valorizzano le persone coinvolte e l’utilizzatore finale con l’intenzione di farlo sentire parte di qualcosa di autentico che superi i confini del semplice “mercato”.
Contributor: Gianluca Landone
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