L’11 novembre, in occasione del WUD (World Usability Day, ovvero la Giornata Mondiale dell’Usabilità), il gruppo wudSIE, creato dalla SIE Società Italiana di Ergonomia in quest’anno, ha presentato in un evento online i risultati preliminari di un lavoro di ricerca focalizzata sul futuro delle cure domiciliari.

Tale ricerca nasceva come risposta al tema della progettazione del nostro mondo online, lanciato dalla organizzazione internazionale UXPA User Experience Professional Association come tema del 2021 per il World Usability Day.

wudSIE ha aperto al suo interno diversi tavoli di lavoro, per sviluppare idee e progetti nell’ambito delle cure domiciliari, muovendosi tra design, ergonomia e tecnologia, ma sempre con un approccio decisamente human-centered.

Ne sapremo di più grazie a Federica Masci e Alessandro Augusto, membri del wudSIE, che non solo tracceranno un primo bilancio dei tavoli di lavoro a distanza di un mese dalla presentazione dei risultati, ma come la ricerca avviata dal wudSIE avrà ulteriori sviluppi in futuro.

In questa prima parte dell’articolo intervisteremo Federica Masci: ergonomo certificato a livello europeo, e Presidente della sezione Lombardia-Liguria della Società Italiana di Ergonomia.

 

Federica, di cosa ti occupi?

Svolgo attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università Statale degli Studi di Milano.

Mi occupo in particolare di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico: studio i fattori di rischio, le patologie lavoro correlate e come migliorarne la diagnosi e la prevenzione.

Come ergonomo ho una particolare expertise nell’utilizzo di dispositivi tecnologici “wearable” che permettono di raccogliere dati ed utilizzarli per il miglioramento della vita delle persone negli ambienti di lavoro.

 

Potresti ricordarci da cosa nasce wudSIE?

Non si è trattato soltanto di un gruppo di ricerca nato intorno all’appuntamento del World Usability Day dell’11 novembre, ma di un progetto di ricerca sociale che nasce per aggregare e guidare ricercatori, sviluppatori e anche il mondo dell’industria intorno ad una cultura dell’innovazione centrata sulle persone.

In particolare, la domanda alla quale abbiamo voluto dare una risposta è stata come progettare delle tecnologie che possano avere un impatto positivo sul futuro delle cure domiciliari, dove la tecnologia “assiste” l’uomo e non viceversa.

 

Sappiamo che all’interno del wudSIE sono stati costituiti diversi tavoli di lavoro. Nel tuo caso di cosa ti sei occupata?

Insieme con Angelo Rondi, coordinatore del wudSIE, mi sono occupata della dissemination ovvero della divulgazione nonché della comunicazione dei risultati dei vari step del progetto.

Nel giorno dell’11 novembre, durante la presentazione ufficiale dei risultati durante il World Usability Day, ho poi moderato il tavolo di lavoro relativo all’ambito della tecnologia, uno dei cinque ambiti – che abbiamo definito “driver” – presi in considerazione, insieme con ambiente, politica, economia e sociale.

 

Cosa si intende per “dissemination”?

Per il wudSIE è fondamentale garantire le attività di divulgazione dei risultati del progetto, il cui obiettivo vuole essere quello di valorizzare e trasferire le conoscenze che possano avere un impatto sulla vita delle persone.

Fare “dissemination” è quindi di un tassello fondamentale del progetto, che si rivolge a qualsiasi potenziale utente finale: la comunità scientifica, le parti interessate, l’industria, i responsabili politici, gli investitori, la società civile.

La dissemination o divulgazione, insieme alla comunicazione dei risultati sono preziosi pilastri del progetto wudSIE.

 

Quali sono stati i risultati del progetto wudSIE?

I risultati finora raggiunti ci hanno permesso di immaginare uno scenario futuro, e direi futuribile, perché frutto di una riflessione avviata sui cinque driver prima citati, applicando la metodologia foresight.

Questo ci ha portato – come primo risultato raggiunto e presentato nella giornata WUD dell’11 novembre – a mettere a punto uno scenario che rispecchiasse determinati criteri, quelli dello Human-centered Design.

In particolar modo per il driver tecnologia – per il quale ho moderato il tavolo di lavoro – i ricercatori hanno evidenziato l’importanza della umanizzazione dei sistemi tecnologici, ad esempio nelle “smart home”. Si tratta di un aspetto cruciale che ci ricorda come la tecnologia non deve allontanare ma deve avvicinare, e pertanto deve essere messa servizio delle persone.

Si è fatto inoltre riferimento a come il tema sensibile di questo progetto, le cure domiciliari, debba essere seguito con particolare attenzione, userei proprio il termine “cura” e questa è – a mio avviso – una delle evidenze più importanti emerse durante la tavola rotonda. La cura nella messa a punto di nuovi sistemi tecnologici potrà infatti garantire accessibilità e fiducia nei nuovi dispositivi.

Si tratta infatti di un tema che richiede attenzione in tutti i suoi step e tutti dettagli, affinché possa portare ad uno scenario sostenibile su tutti i cinque driver.

 

Federica, quali sono i benefici della tecnologia in questo contesto?

I benefici della tecnologia nelle cure domiciliari sono numerosi.

Alcuni strumenti tecnologici che permettono di acquisire parametri utili alla diagnosi di specifiche patologie sono già attualmente in uso ed è importante che arrivino facilmente nei nostri ambienti di vita. In questo modo potremmo identificare i soggetti a rischio e adottare interventi preventivi.

C’è poi un grande interesse nello sviluppo di dispositivi domotici e robotici hanno tutta la potenzialità di divenire fondamentali per l’assistenza domiciliare.

Ciò implica che la tecnologia sia resa accessibile a tutti e soprattutto alle persone più fragili, come gli anziani.

 

I benefici per le persone sono evidenti. Ma dal punto di vista delle imprese?

Tutto il progetto wudSIE può essere rilevante per le imprese, in particolare se parliamo di tecnologie.

Tutte le soluzioni che abbiamo prospettato in questo scenario futuribile sono già oggi oggetto di interesse per alcune aziende, o potrebbero divenire di interesse per altre.

Il wudSIE si rivolge a quelle aziende che intendono impegnarsi nel risolvere alcune problematiche della comunità. Un esempio: abbiamo immaginato nel nostro scenario futuribile la presenza di sistemi che, grazie a delle tecnologie, consentano di sostituire la persona nella raccolta di dati utili alla diagnosi di patologie e/o monitoraggio delle condizioni di salute.

Sicuramente questi sistemi possono essere di interesse per aziende che potrebbero allora entrare nei tavoli di lavoro di wudSIE.

In questo modo potrebbero divenire parte del progetto, e svilupparlo affinché la soluzione identificata sia concretamente realizzata.

 

Stiamo dicendo che il progetto di wudSIE non si è esaurito con la presentazione dell’11 novembre?

Esatto: wudSIE non si ferma all’11 novembre.

Abbiamo un gruppo di ricercatori che sta collaborando con gli esperti, ciascuno per i driver già citati, al fine di concretizzare i prossimi passi del progetto.

In parallelo è poi in corso la “call for projects” [2] rivolta a designers che vogliono sottoporre nuove idee al wudSIE , progetti già realizzati o ancora solo immaginati, per il futuro della medicina.

Alcuni progetti da noi selezionati sono stati presentati l’11 novembre nell’ambito del WUD 2021, tuttavia la call è aperta e si concluderà alla fine di quest’anno. Siamo quindi entusiasti di ricevere altre proposte concrete che rientrino proprio negli obiettivi del wudSIE.

Una volta conclusa la “call for designers” e avviati i lavori in seguito alle loro proposte, abbiamo in programma una seconda tappa di presentazione dello stato dell’arte all’interno del congresso della SIE Società Italiana di Ergonomia, che si terrà dal 28 al 30 di aprile 2022 a Lucca.

 

Questo fa parte di quella dissemination di cui ci parlavi, per condividere i risultati raggiunti…

Certo. La presentazione al congresso SIE fa parte della dissemination, ma non ci limiteremo a questo.

La dissemination passerà anche attraverso la pubblicazione di articoli scientifici, l’organizzazione di workshop e attraverso dei MOOC (massive open online courses), al fine di condividere non solo i risultati del progetto ma anche il valore aggiunto della metodologia adottata.

 

Abbiamo visto che i designer possono rispondere alla vostra call, e le imprese partecipare ai tavoli di lavoro. Ma come potrebbe una persona, che non sia un ergonomo o un designer, supportarvi?

Stiamo valutando l’idea di lanciare un crowdfunding per sostenere finanziariamente il progetto.

Ricordo poi che wudSIE ha aderito alla petizione internazionale lanciata sulla piattaforma change.org.

La petizione, “Usable Tech for Good” [3], ha per obiettivo della raccolta firme far integrare il World Usability Day (WUD), ovvero la Giornata Mondiale dell’Usabilità, nel calendario ufficiale delle Nazioni Unite.

Abbiamo aderito in quanto questa petizione è allineata ai principi del wudSIE: rendere il design inclusivo e accessibile. Ma invitiamo chiunque condivida tali principi ad aderire online, dal sito change.org.

 

Fine prima parte – Leggi la seconda parte.

 


 

Contributor: Gianluca Landone